domenica 31 gennaio 2010

Breve discorso con Lui


- Salve intanto voglio ringraziarLa per avermi accolto per questo colloquio, ho alcune domande da porLe.
- Mi dica.
- Perchè noi? Cioè, perchè l'essere umano?
- Volevo condividere con qualcosa il mio potere e mi sono posto l'obiettivo di creare un essere capace di poter apprezzare le mie opere.
- E nell'atto della sua creazione cosa è andato storto?
- Niente è andato storto.
- E come mi spiega la miseria, le guerre, le malattie, le carestie, gli assassini.
- Ma non è colpa mia. Non vi ho creato per essere degli automi per vivere in un'utopia. Avete la possibilità di scegliere ciò che ritenete giusto per voi stessi. Quanti di voi riescono ad apprezzare realmente ciò che io ho creato per voi? Gli eventi natuali in ogni sua forma sono lo spettacolo più incredibile del pianeta eppure molte volte vi impegnate a minimizzare il tutto o distruggere ciò che vi da la vita. Molti di voi a malapena sanno che una pianta ha lo stesso ciclo vitale di una persona, eppure ci si passa sopra come se non esistesse. Volete rispetto dalla Natura, quando voi siete i primi a non rispettarla.
- E le guerre?
- Non sono di certo io ad eleggere i vostri Governatori, dovreste cercare di andare al di là delle parole, cercare sempre la verità e lamentarvi di meno.
- Quindi è solo colpa nostra se ogni giorno muoiono migliaia di bambini per fame e malattie?
- Assolutamente si. Vi impegnate come forsennati a raccogliere fondi e viveri da consegnare in Paesi sottosviluppati quando a loro non serve altro che imparare ad autogestirsi. Magari insegnando loro come coltivare frutta e verdura, come creare un impianto d'irrigazione, come costruire un palazzo, una scuola, delle strade, un'ospedale, come curare una persona. Insomma portare civiltà dove ancora non c'è nè. Invece ogni giorno si fa leva sulla fede e coscienza delle persone per inviare aiuti quando invece dall'altra parte arrivano solo sostentamenti. Purtroppo io non posso intervenire da qui, fin quando non capirete il vero significato della solidarietà assisteremo a questi fatti che agli occhi di molti appaiono incresciosi.
- Qual'è il senso della vita?
- Non esiste un senso della vita se non quello che vi prefiggete per voi stessi. Per un medico è salvare vite umane, per un avvocato salvaguardare la legge, per un poliziotto mettersi al servizio del cittadino per la sua sicurezza, per una casalinga è accudire la propria famiglia. Ognuno di voi sin dall'infanzia costruisce il proprio senso della vita. Un bambino vive tra migliaia di sogni, e crescendo ognuno sceglie inconsciamente tra queste migliaia di sogni quello che è ilproprio senso della vita. E non necessariamente bisogna essere famosi per averne uno. Basti pensare ad un figlio grato al padre per avergli insegnato la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, o una persona capace di strapparti un sorriso anche se è triste.
-Esiste il paradiso?
-Ora devo proprio andare è stato un piacere rispondere alle tue domande.

lunedì 11 gennaio 2010

Il bichiere dev'essere mezzo pieno


Ci sono momenti nella nostra vita in cui è necessario fermarci e tirare un bilancio provvisorio di come il flusso degli eventi possa influenzare quelle che sono le nostre certezze. Spesso questo meccanismo avviene autonomamente, e spingiamo le nostre credenze nella direzione in cui speriamo che vadino. E molto spesso in questo percorso tralasciamo tutto quello che abbiamo vivendo nell'illusione di ciò che non possediamo e in realtà non ne abbiamo bisogno. E' difficile valorizzare se stessi, credere in noi se non riusciamo ad apprezzare quello che la vita ci ha donato. Però ci sono avvenimenti che in quel momento ci fanno sentire "fortunati". Basti pensare ad una persona defunta e in quel momento ci riteniamo fortunati di essere vivi, basta vedere un senza tetto e subito ci riteniamo fortunati ad avere una casa, basta vedere una campagna dell'Unicef in Africa e subito apprezziamo una pietanza che non avremmo mai mangiato. E io mi domando per quale motivo abbiamo bisogno che ci sia un input di tristezza per apprezzare quel poco che abbiamo? Per quale motivo in tutta la nostra vita vediamo il bicchiere mezzo pieno solo quando ci fa comodo? Ora giusto per non cadere nell'ipocrisia tengo a precisare che la mia non è una campagna a favore della carità o del "piagnisteismo", ma sono convinto che anche chi si concede qualsiasi lusso, va sempre alla ricerca di qualcosa di meglio senza accorgersi che ha già tutto e nemmeno lo sa. Per cui esorto il genere umano a non lamentarsi sempre e di vivere in pace con se stessi cercando di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno per poter raggiungere una serenità interiore che spesso manca.

mercoledì 6 gennaio 2010

Nostalgia canaglia...


Stamattina quando ho montato di servizio all'ingresso della caserma, non mi è venuta la solita angoscia nel dover effettuare un altro turno di lavoro inutile, quasi sprecato. Bensì mi è tornato in mente quando nel 2004 effettuavo praticamente lo stesso servizio al Reparto Mobile di Milano e alle 7.00 in punto procedevamo all'alza bandiera. Il rito era meraviglioso. In due ci portavamo al gabbiotto del capo turno e prendevamo con cura la bandiera italiana e marciando si procedeva verso l'asta. Con cura la si legava ai moschettoni e con orgoglio la issavamo lassù in cielo. Indipendentemente dal tempo o dal clima, quei 5 minuti erano sacri, davamo il buongiorno alla Repubblica cui prestiamo servizio e ricordo la fierezza di far parte della Polizia di Stato.
I colleghi erano prima di tutto degli amici fraterni e sin dal primo giorno del mio arrivo, non mi hanno trattato come l'ultimo arrivato ma come uno di loro e avvertii molto cameratismo in tutto l'ambiente. Certo la presenza di molti miei corregionali aiutò il mio inserimento ma si respirava in generale un'aria fraterna a cui mi affezionai subito. Quando nel 2006 lasciai Milano per andare a Bari mi illusi di trovare lo stesso spirito di corpo anche negli altri uffici della Polizia, e la sorpresa fu davvero amara quando mi accorsi da lì in avanti che nulla sarebbe stato più familiare. Dovetti fare i conti con colleghi che pensano solo ai propri interessi, disposti a lasciarti morto piuttosto che aiutarti, di indifferenza; insomma ogni servizio da quel giorno in avanti è diventato soltanto un modo di occupare sei ore della mia giornata. Soltanto ora capisco che non è la vita operativa che mi manca ma l'entusiasmo nell'affrontare anche il servizio più inutile e degradante come il corpo di guardia. So che molto probabilmente non vedrò tutto ciò nell'immediato futuro ma voglio per il momento cullarmi nei ricordi passati con la speranza di un futuro più roseo.