mercoledì 8 dicembre 2010

L'uomo sta diventando l'anello debole

La nostra nostra generazione non è più capace di sognare, di lottare, di cambiare il mondo. Riusciamo a sentirci vivi nel ricordo degli anni 60-70 dove attraverso la musica si riusciva ad esprimere il proprio dissenso verso una società incapace di ascoltare le esigenze della popolazione. La nostra è una generazione che forse non vuole cambiare il mondo, che si accontenta, che si è arresa. La Terra inizia a scricchiolare, le risorse naturali iniziano a deficitare a causa dell'uomo, della sua evolozione che ci sta portando alla distruzione. La natura ci ha messo al mondo liberi ma in realtà non siamo altro che schiavi di un consumismo che ci porta all'esasperazione. L'uomo è l'unico animale che ha dalla sua la fratellanza, l'unità d'intenti, ma invece di farne di necessità virtù la usa per distruggere e creare terrore. Gridiamo il nostro sdegno nei congrinti di chi ci governa con disonore ma in realtà lasciamo che le nostre parole le trasporti il vento e si perdano nell'aria. Non è più una questione di partitismo, ma di dignità. Dobbiamo usare ogni mezzo a nostra disposizione per cercare di invertire la rotta e remare tutti insieme verso un mondo migliore, un mondo in cui i veri valori umani devono uscire allo scoperto. Non voglio credere che il genere umano si pieghi a se stesso. Sarebbe una ingloriosa sconfitta dell'umanità e della vita intera. Del ciclo della vita l'uomo non deve diventare l'anello debole di se stesso. SVEGLIAMOCI!

lunedì 1 novembre 2010

Poche semplici parole

Ci sono storie che nonostante il finale sia drammatico valgono la pena di essere ascoltate e raccontate e ci sono persone che nonostante il loro viaggio sulla terra sia stato breve hanno lasciato un'impronta indelebile sulle nostre vite. Io un giorno racconterò ai miei figli proprio la storia di un uomo e dei suoi sogni. La storia di un uomo che nella mia testa rimarrà sempre vivo per quello che ha saputo trasmettermi. Quell'uomo è mio zio Vito.
Non so di preciso perchè non ci siamo frequentati con costanza, ma in cuor mio sapevo che potevo contare sempre su di lui. Ho sempre pensato che fossimo molto simili. Entrambi amiamo il mare e la famiglia allo stesso modo. Non ho mai visto nessuno come lui capace di tenere unita la famiglia in ogni circostanza. Ricordo le sue benedizioni pasquali o il natale fatto di valori e non solo di regali. Era incredibile come sotto quei curiosi baffi riuscivi a vedere spuntare un sorriso che, come una carezza, ti metteva in qualche modo a tuo agio e trasmetteva serenità. Un giorno andai a trovarlo al porto dove ormeggiava la sua barca e prima di salutarlo da lontano lo vidi fissare l'orizzonte. Non potevo disturbarlo. Non c'era niente di più significativo e profondo di un uomo che riflette osservando il mare. Rimasi davvero impressionato da come nonostante i tanti impegni lavorativi riuscisse a ritagliarsi uno spazio da dedicare a se stesso concedendosi giornate in mezzo al mare0. E da quel giorno capii che per quanto una persona possa essere immersa nei suoi problemi o pensieri deve concedersi del tempo per se perchè se stiamo bene con noi stessi possiamo dare molto di più al prossimo.
Ha sempre saputo tirare il massimo da chi si confidava con lui. Fabrizio quand'era piccolo si divertiva a fare il telecronista e lui l'ha sempre sostenuto, oggi lo fa per mestiere, così come Andrea si divertiva a suonare la batteria lui l'ha messo nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio e secondo me oggi è un grande batterista. E io quando gli chiesi cosa pensasse se fossi entrato in polizia lui mi rispose: a patto che non ti accontenti di rimanere un semplice agente. Incredibile. Secondo me se gli avessi detto di voler diventare spazzino lui mi avrebbe messo in mano una scopa e mi avrebbe spiegato come farla rendere al meglio. Era così. Ti permetteva di essere te stesso e sapeva ascoltarti. Chi non capiva i suoi silenzi probabilmente non poteva comprendere le sue parole.
Se i miei figli mi dovessero domandare qual'è il ricordo più bello? Quella domenica in cui mi cucinò il risotto ai frutti di mare. Lo cucinò appositamente per me e conservo la bontà di quel risotto ancora nel mio cuore.
Il rammarico più grande? Non averlo salutato come meritava. Ma sono sicuro che da lassù lui saprà perdonarmi.

Ciao zio  non ti dimenticherò mai.

giovedì 23 settembre 2010

La volpe deve arrivare al grappolo d'uva

Tutti conosciamo benissimo la favola della volpe che sogna di raggiungere un grappolo d'uva appeso su un ramo alto e che dopo molti balzi e tentativi falliti va via esclamando "tanto è ancora acerba". Io non mi accontento di questa favola e ne voglio proporre un'altra.
Un giorno una volpe passeggiando per il bosco nota un grappolo d'uva dall'aspetto invitante e muore dalla voglia di poterne assaggiare anche un solo acino. Allora inizia a saltare saltare saltare ma niente, è irraggiungibile. Nel frattempo passò di lì un riccio che vedendo la volpe saltare le chiese:
"Volpe, perchè ti stai dannando per raggiungere quel grappolo?"
La volpe rispose: "L'ho talmente desiderata che non posso andarmene senza averne assaggiato anche un solo acino".
"Ma non ce la farai mai!" - esclamò il riccio - "Fammi salire sulla tua testa così proviamo a prenderlo insieme"
Il riccio salì sulla testa della volpe ed insieme iniziarono a saltare, ma ancora la distanza era elevata per poter raggiugere il grappolo.
Nel frattempo si avvicinò una tartaruga che vedendo i due saltare non potè che chiedere:
"Ma è davvero così buona quest'uva?"
"La più buona che esiste" - rispose la volpe.
Sentite quelle parole alla tartaruga venne l'aquolina in bocca al sol pensiero di poterne avere un pò e decise di aiutare i due nell'impresa di portarla giù.
Erano davvero ad un passo dall'afferrarla ma mancava davvero pochissimo. E ad un certo punto i tre amici sembrano dover mollare questa impresa per quanto potesse dar loro un gran dispiacere.
Vedendo la volpe, il riccio e la tartaruga così abbattuti, un millepiedi che osservò tutta la scena prese coraggio e disse:
"Non vorrete fermarvi giusto ora?"
"Per quanti sforzi potremo fare, non ce la faremo mai" - si difese la volpe - "manca sempre poco".
"A me l'uva non interessa e non sono nè alto e nè forte, però il mio contributo lo voglio dare" affermò il millepiedi.
E così con pazienza e caparbietà si misero uno sopra l'altro e con un balzo pieno di speranza il millepiedi riuscì a tagliare il ramo che teneva il grappolo e come d'incanto l'uva venne giù.
La gioia e la felicità non era soltanto per essere riusciti a gustarsi quell'uva, ma capirono una lezione fondamentale: per quanto un risultato possa sembrare grande o impossibile da raggiungere se si è uniti e ognuno da il proprio contributo tutto è possibile. Cosa sarebbe successo se lo spirito di volontà del riccio, della tartaruga e del millepiedi non fosse sopraggiunto? Sicuramente la povera volpe non sarebbe mai stata felice.

Questa storiella dovrebbe farci riflettere su come da soli non possiamo sconfiggere la malattia ma insieme possiamo far si che un giorno non dobbiamo più piangere i nostri cari ma possiamo liberamente dire "ABBIAMO VINTO!". Nessuno è obbligato a dare una mano a chi sta peggio, ma se tutti quanti ci dovessimo sentire tanti millepiedi anche condividere un link, mandare un sms, spargere la voce, può essere un enorme contributo per la ricerca. Questo pezzo lo dedico a tutte le volpi che sono i volontari che ogni giorno lottano per raggiungere il loro sogno ovvero quello di poter rendere normale la vita a chi da solo non ce la può fare. E soprattutto dimostrano che non bisogna essere per forza dei santi per poter fare un miracolo.
Grazie!

sabato 14 agosto 2010

Parola d'ordine: muoversi

Molto spesso rimaniamo inerti nell'aspettare qualcosa, e ancora più spesso perdiamo tempo nel chiederci cosa stiamo aspettando. La risposta molte volte la troviamo nel momento in cui decidiamo di agire, nel momento in cui stabiliamo che il tempo passato ad aspettare non è stato di nessuna utilità. A pensarci bene in quei momenti capiamo che mentre noi stiamo lì ad aspettare il mondo intorno a noi viaggia ad una velocità incontrollabile, e capiamo che viviamo in un mondo in cui la libertà è solo utopia e irraggiungibile, ci illudiamo di poter controllare la nostra mente quando le televisioni e le pubblicità ci hanno già fatto il lavaggio del cervello. Pensano di poter cambiare il mondo, salvare la natura facendoci fare raccolte differenziate, facendoci comprare automobili ecologiche e facendoci pagare tasse contro l'inquinamento. Diciamo al mondo che ci siamo stancati di questa classe politica e dirigenziale ma non facciamo bene i conti perché alla fine se questa gente governa è solo per merito nostro che continuiamo a stravolgere il percorso naturale della democrazia eleggendo alle liste le solite persone. Ma preferiamo stare lì ad aspettare che qualcuno avanzi proposte decenti per un mondo indecente, e quando capiamo che non c'è nulla da fare preferiamo tornare a dormire voltandoci dall'altra parte. C'è ancora chi si illude che la famiglia è l'unico rifugio possibile, ma quando si capisce che esistono famiglie in cui di sacro c'è solo il sacramento, ma di amore nemmeno l'ombra. Il messaggio è di pensare più al cuore delle cose e non al loro contorno o alla loro immagine. Tanto la gente se vuole sparlare lo fa anche se rendi l'immagine perfetta, ma quando gli interlocutori di una questione sono in sintonia il resto può anche passare in secondo piano.
E stiamo ancora lì ad aspettare e quando decidiamo di muoverci ci accorgiamo che il mondo in quei cinque minuti si è evoluto in qualcosa non potevamo immaginare. Ai nostri occhi si mostra per qualcosa di bello di nuovo di interessante e ci illudiamo che la tecnologia sta facendo passi da gigante quando invece sono idee di moltissimi anni fa con l'unica differenza che ai geni che hanno idee nuove e brillanti capaci di cambiare il mondo bisogna prenderli prima per pazzi, farli morire e poi apprezzare le loro opere. Ma non mi sorprendo che molti non capiscano il senso di questo pezzo. Non mi sorprendo per questi stanno ancora lì ad aspettare.

venerdì 6 agosto 2010

Il coraggio di Max

La paura di cadere nel vuoto aumentava con l'avanzare dei gradini, ma in realtà da cosa sto scappando? Da una vita piena di delusioni o da me, brutto verme schifoso. Aveva ragione mia madre. Non sarei dovuto nascere. Cosa pretendevano con l'esempio avuto in casa. Quel pezzo di merda di mio padre sapeva il nome solo quando gli serviva lo schiavetto per andare a prendere le birre o raccogliere i mozziconi di sigaretta tra una bottiglia e l'altra. Nonostante ciò dovetti subire un'angosciosa educazione religiosa, ed in un certo senso mi aiutava a trovare la retta via tra le fiabe della messa e la merda della vita reale. Non ho scelto io di vivere per la strada, e proprio qui finirà la mia storia, un salto nel vuoto di 20 piani e in quei 10 secondi di vita rimanenti che mi separano dall'asfalto dovrò pentirmi dei i miei errori. Sono convinto che tutti gioverebbero dalla mia morte, ma sto ancora al 12 piano e altri 8 piani sono pesanti anche per chi non ha potuto chiedere mai aiuto. E' una nuova situazione e presto mi dovrò abituare. Ah ah mi sto preoccupando di come chiamare aiuto dopo che il mio corpo è stato sfracellato da un volo di 20 piani.
13 floor
Phinix era un bel posto per crescere e di certo non gli verserò mai le spalle per cui ho scelto di morire proprio qui. E penso a i giochi di quand'ero bambino e gli scherzi con gli amici.
15 floor
Sarah, la mia ex moglie vuole ancora i soldi del mantenimento. Gli avrà. Forse.
16 floor
Questo mondo non sentirà la mia mancanza. Good work.
17 floor
In questo momento sono felice di non aver mai chiesto nulla a nessuno perchè tanto te li richiedono indietro con gli interessi.
18 floor
Fanculo i soldi. Non avrebbero cambiato il mio destino.
19 floor
Addio Monica.
20 floor
Addio Max.

sabato 31 luglio 2010

Starsky e Hutch



Un vecchio saggio una volta mi disse: "l'unica persoana su cui puoi davvero contare sei tu". All'epoca ero poco più che un ragazzino e non diedi importanza a questa frase, ma oggi a distanza di dieci anni e più capisco quanto sia vera e soprattutto quanto è brutto svegliarsi la mattina e capire che non è un brutto sogno.
Sperimentare le delusioni sulla propria pelle in qualche modo la rinforza, ci fa crescere una sorta di protezione alle inculate future. Però a differenza di altre volte faccio fatica a credere che un valore fondamentale come l'amicizia venga sminuito da una qualunque persona che non merita la stima nemmeno del proprio specchio.
Quattordici anni di amicizia non contano dinanzi ad una serpe schifosa. Se qualcuno non l'avesse capito, sto raccontando la storia di due amici, di una vacanza, dell'ultima occasione per fare qualcosa insieme  e di un'arpia. E' facilmente intuibile che la vacanza è saltata. A differenza delle fiabe nella vita reale vince senmpre il cattivo. Però non fa niente, ognuno fa le proprie scelte e si prende le proprie responsabilità. Non ho mai obbligato nessuno a seguirmi e di certo non lo farò ora. Resta la delusione, non la rabbia, dopo l'ennesimo attestato di amicizia ricevuto nei miei confronti. Qualcuno può obiettarmi che alla fine si tratta solo di una vacanza, e quel qualcuno non ha capito un cazzo, perchè io sono abituato a dare la mia parola e mantenerla, e sono abituato di pesare e pensare le parole prima di materializzarle dalle corde vocali. Non era solo una vacanza. Erano due amici, una vacanza e dell'ultima occasione per fare qualcosa insieme. E lui l'ha gettata al vento.
Se oggi mi dovessero chiedere: gli amici? Risponderei si, Starsky e Hutch.

giovedì 22 luglio 2010

La roulette

Il bello della roulette è che non sai mai dove la pallina finirà la sua corsa. Tu scommetti su un numero e aspetti aspetti finché non si decide a scendere. In quei momenti la palpitazione sale, una scossa d'adrenalina ti scorre nelle vene e in quel momento sei invincibile, e in quel momento tu non speri che la pallina cada sul tuo numero. Stai già pensando al prossimo lancio, alla prossima emozione. Ma in fondo la vita cos'è?
Aspettare che la ruota arresti la sua corsa e scoprire cosa ne sarà del nostro destino. Ho vinto o ho perso? C'è chi scommette sul colore, chi sui numeri e chi rischia tutto sullo 0 verde. Sembra un paradosso ma spesso a vincere è proprio chi scommette sullo 0. Ora la domanda è: invidiare incredibilmente chi ha vinto tanto con tanta fortuna o stimarlo per averci creduto? Preferisco astenermi dal rispondere per evitare di essere frainteso. Ma indubbiamente tutto ciò è molto affascinante..

giovedì 15 luglio 2010

Dove stiamo andando?

Ormai è chiaro a tutti, siamo governati da gente che si fa spudoratamente i cazzi propri!
Al di la di ogni appartenenza politica, penso che nessuno possa dire che chi è al potere in qusto momento, stia facendo le cose per il bene dello stato!
La cosa che mi lascia più perplesso, è però il fatto che la gente sembra dormire! A mio parere anche questa è stata un abile manovra di indirizzamento delle coscienze da parte di chi controlla ormai qualsiasi mezzo di comunicazione! Tutti i mezzi di comunicazione tranne uno che per antonomasia è libero...INTERNET!
Come risolvere questo problema? Semplice con la censura!
Ma mentre il mondo condanna la Cina per questo motivo in Italia viene proposta una legge che ha come obiettivo la "revoca" del diritto di opinione!
Questa legge condanna chi a mezzo Internet, invita a disobbedire o criticare una legge che a suo modo di vedere è ingiusta!
Qualora un blogger, ma non solo, anche un semplice utente di facebook, publicasse qualcosa che critica in pratica l'operato del governo, il provider deve cancellare entro 24 ore il contenuto,se non lo fa riceverà una multa che va dai 50.000 ai 250.000 euro!
E i blogger? Per i blogger la pena può andare da 1 a 5 anni di carcere più una ulteriore pena che va dai 6 mesi ai 5 anni per istigazione alla disobbedienza.
Dopo la censura in TV, la "pulizia" dai personaggi scomodi e tutte queste belle cose, ora tocca ad Internet e nel prossimo futuro?
Probabilmente imporranno una lobotomia a chi non la pensa come loro.

mercoledì 7 luglio 2010

Felicità applicata

Un punto nella geometria euclidea non ha grandezze di alcun
 tipo (volume, area, lunghezza), e nessuna caratteristica in generale tranne 
la sua posizione. I postulati di Euclide asseriscono in alcuni casi l'esistenza 
di punti; un esempio: se due linee in un piano non sono parallele,
 c'è esattamente un punto che appartiene ad entrambe.
                                                                                   Tratt. da Wikipedia

Poniamo in essere che il punto geometrico sia la felicità intesa come stato di serenità emotiva e psichica in cui si trova una persona.

La felicità non ha grandezze di alcun tipo (Quantità, Qualità) e nessuna caratteristica
generale come possono essere elementi specifici ma ha di certo la sua posizione che è il luogo
in cui ci troviamo.
Ora due linee le facciamo corrispondere alle vite di due persone che hanno un qualsiasi rapporto che può essere d'amore, di amicizia o fratellanza. E per fare in modo che le due persone siano felici insieme è necessario che entrambe le proprie linee portino ad incontrarsi in un unico punto. Non è importante quanto lontano possa essere questo punto ma c'è bisogno che entrambi (in alcuni casi anche una sola) cerchino di inclinare le proprie esigenze e le proprie abitudini in modo tale da poter confluire nella felicità comune.
Questo può essere il caso di due persone che hanno una relazione amorosa, che nonostante conducano vite diverse e separate riescono tramite il buon senso e il rispetto portare le proprie linee ad incontrarsi in un punto. E il bello è che non è necessario che debbano essere compatibili purché si decida di fare un passo verso l'altro, ovvero le linee vanno in una direzione comune. Lo stesso discorso ovviamente va fatto anche per due amici che nonostante vivono vite diverse possono oltrepassare quei confini immaginari che ci si pone mentalmente nel momento in cui bisogna ammettere di aver sbagliato o nel momento in cui si deve fare un complimento. Ed è l'orgoglio molte volte questo confine che in molti non riescono a superare.
Per cui se dopo un'analisi della propria vita ci accorgiamo che il corso della storia non converge in un punto comune con quello del partner è meglio prendere una decisione anche radicale, perché due linee che corrono parallele non si incontreranno in nessun punto anche all'infinito.
Spesso ci si accorge che qualcosa non va ma non si ha il coraggio di affrontarla e ci si ritrova con coniugi divorziati, amicizie distrutte e vite spezzate dalla depressione. Il mio consiglio per tutti coloro che non sono soddisfatti di qualcosa è di agire e di fare in modo da poter portare la linea della propria via ad intersecare la linea della persona che si ama o che si vuole bene, oppure scelga di abbandonarsi al proprio destino e continuare a vivere all'ombra del proprio Io interiore.
La vita così come è bella e preziosa è anche unica e breve. Non rimaniamo a fissarla scorrere ma prendiamola per le corna e dirigiamola dove vogliamo.

domenica 6 giugno 2010

Sono le 2.50 e tutto va...come deve andare...

Ci troviamo catapultati in questo mondo senza possibilità di scelta.
Alcuni di noi trovano la strada spianata verso una vita facile ed agiata.
Altri invece sono costretti a strisciare gomito gomito per terra per cercare di vivere una vita dignitosa.
Altri ancora sentono il peso di non essere voluti nascere e finiscono per gettare all'aria sogni e speranze.
Non so se esiste un progetto divino, ma so che esiste un corso degli eventi in cui noi portatori di vita dobbiamo attenerci inconsapevolmente.
Non ci è permesso sapere in anticipo come va a finire ma se aspettiamo qualunque risposta senza far niente, vedremo il tempo passare al rallentatore senza che il risultato arrivi, cambi, si evolva.
E vedi così il cucciolo in attesa rifugiarsi nella sua musica, nel suo film, nel suo passatempo preferito ad alleviare un dolore inesistente ma sentito.
Il dolore che segna il tempo è come il confine che separa uno stato dagl'altri, materialmente non c'è eppure sai che se fai un altro passo sei da tutt'altra parte.
In attesa di poter viaggiare...buona notte

giovedì 13 maggio 2010

Felicità

Qualcuno mi ha chiesto di esprimermi sulla felicità. E sono entusiasta nel poter dire la mia su ciò che a mio parere è il motore della vita. Si perchè quando si parla di felicità non bisogna parlare solo dell'uomo, ma è doveroso abbracciare ogni essere vivente che sia un animale o una pianta; la parola magica è sempre felicità.
Da un mio punto di vista logico la felicità è la condizione ideale in cui una persona dà il meglio di se stesso ed l'unico contesto in cui una persona vive sul piano spirituale al pari di quello materiale.
Se è vero che ogni uomo è diverso dall'altro, è anche vero che in comune hanno l'essere sensibile, che non si denota necessariamente in un evento o gesto “buono”, ma varia di persona in persona. Ad esempio io posso rimanere impressionato all'idea di un cane abbandonato sul ciglio della strada come ad un'altra non può esserlo, ma magari la sua sensibilità è toccata in altre situazioni che personalmente non mi coinvolgono. Ed è quindi la sensibilità l'ago della bilancia che porta una persona da uno stato di felicità ad uno di infelicità. L'uomo ha bisogno di “sentirsi sensibile” per poter essere felice, e fin quando le condizioni limitrofe non glielo permettono lo vedrete sempre alla ricerca di essa. Che sia l'amato, un lavoro, un Paese, un'emozione, un'avventura od un sogno vedrete l'uomo che combatte con tutte le sue forze per ottenere la propria felicità.
Ma allora mi domando, l'uomo come sa di averla raggiunta?
Viviamo in un mondo di clown in cui nel gergo ipocrita che ci circonda un sorriso significa felicità, e mai nessuno si sofferma a guardare gli occhi di chi si ha davanti per capire se confermano ciò che le labbra mostrano. Il momento più felice della mia vita è stata la prima volta che ho dormito con la mia fidanzata. Quando mi sono svegliato e l'ho vista accanto a me, è stato il momento in cui ho realizzato di essere felice quando mi trovo con lei. E sono gli unici momenti in cui la mia felicità la vedo riflessa in un'altra persona. Per questo amiamo amare. L'amore è il primo mattone su cui si basa la nostra felicità ed è per questo che nella maggior parte dei casi ci sentiamo felici soltanto vicino a lui o lei. Infatti appena si ha un distacco parziale o totale da chi si ama viene urtata la nostra sensibilità e il nostro livello di felicità diminuisce, appena però riceviamo un cenno dall'altra parte subito subiamo una scossa di felicità facendoci spuntare un sorriso smagliante e quel luccichio negli occhi che solo in pochi riescono a notare.
Ma per non essere ovvio in quello che scrivo passo a quello che secondo me è il secondo mattone su cui si basa la nostra felicità: il possesso. L'uomo che ha tutto e non è felice, è solo un uomo a cui manca il primo mattone. Crede di essere felice ma quasi sempre ricorre nella droga per dover fuggire alla realtà. E molto spesso decide di levarsi la vita tra lo stupore generale. Avere un sacco di farina in mano è ben diverso dall'avere la farina. E un uomo che ha tutto ma non ha l'amore per me è un uomo che ha solo un sacco in mano.
Mi scuso se non sono stato molto chiaro, ma al momento la mia felicità è in bilico per cui ho potuto soltanto esprimere ciò che cosa è per me la felicità da un punto di vista logico e teorico. Appena ritroverò la serenità di un tempo sicuramente sarò più sciolto nell'argomentare un argomento...così felice!

sabato 8 maggio 2010

A qualcuno piace...amarcord

Anche se l'orario è insolito per scrivere qualcosa credo di essere nelle condizioni ideali per esprimere ciò che sto pensando in questo momento. Mi ha fatto enormemente piacere scoprire che esiste sulla faccia della terra qualcuno a cui manca la comunicazione diretta, quella spicciola, insomma face to face.
E leggendo il suo blog (non voglio fare nomi perchè oggetto di un mio futuro post) credo di aver colto in lei un grido disperato di "give me back the nineties" ossia ridatemi gli anni novanta. Quelli passati ad aspettare l'amico citofonare per scendere o magari attendere una chiamata provenire dal nostro caro e vecchio telefono SIP. Credo che oggi venga mal interpretato l'uso di Internet e in particolare dei social network. Ciò che è accaduto nell'arco degli anni è una normale evoluzione della comunicazione che ha permesso di facilitare il modo di mettere in contatto A con B. Però nulla toglie che se si preferisce citofonare invece che fare uno squillo, per far scendere l'amico, lo si possa fare in tutta libertà. Quando sono a casa dei miei mi capita spesso di sentire della buona musica su dei vinili semplicemente perchè il suo suono leggermente graffiato è molto più emozionante di uno proveniente da un moderno lettore mp3. E allo stesso modo nessuno ha il divieto di ricorrere alle gloriose vie di comunicazioni per potersi sentire bene con se stessi. Personalmente credo fermamente che inviare una rosa sia un messaggio d'amore molto più forte di ogni dedica possibile su internet, così come un ti amo detto negli occhi sia più emozionante di una schermata ricoperta di lettere il cui significato è sminuito.
Il problema di Internet sta nella sbagliata collocazione generazionale, in quanto la nostra generazione è "cresciuta" con essa perdendo le proprie abitudini, mentre le nuove generazioni hanno genitori che insegnano ai propri figli a chattare anzichè attraversare la strada per andare a giocare in piazzetta. Tutto sta nel trovare le giuste motivazioni e i giusti equilibri nel sapere cosa fare su internet. Se il tuo desiderio è quello di trovare il vero amore tramite il fatidico colpo di fulmine continua a cercarlo, non sarà certo una scatola con un interlocutore immaginario a fermarti. Amo definire internet come una via di comunicazione primaria nei limiti di spazio e tempo subordinata alla comunicazione primaria diretta. Ovvero nel momento in cui viene a mancare la possibilità di avere un contatto diretto con il proprio interlocutore per motivi di spazio (luoghi diversi) tempo (orari morti) o cause (intemperie atmosferiche) si usa internet per poter metterci in contatto con esso, ma solo nel caso in cui accertiamo l'impossibilità di un contatto diretto. E soprattutto la definisco comunicazione cognitiva, in quanto anche se si usano le parole giuste bisogna sperare che dall'altra parte ci sia qualcuno che riesca ad apprendere le informazioni, elaborarle e formare il quadro della situazione. E' il caso di una battuta, o un complimento, o una dichiarazione; non si saprà mai, per quanto intelligente è l'interlocutore, quale effetto abbia portato perchè non si hanno abbastanza informazioni, come il tono della voce o l'espressione facciale che da sole dicono molto più rispetto ad ogni singola parola che forma una frase.
Oggi giorno il suo utilizzo viene, azzarderei, sfruttato da persone che non sanno nemmeno quale meccanismo permette loro di parlare attraverso due pc, due case, due città, due regioni o dall'altra parte del pianeta, però si convincono che basta iscriversi ad un sito "magico" (come facebook) per poter passare dallo sfigato della scuola al più figo della rete spolverando vecchi aforismi e vecchie canzoni dimenticate trasformandoli in tanti piccoli messaggi subliminali da inviare alla persona cercata. E qui casca l'asino perchè prima di arrivare al mio cuore devi passare attraverso i miei occhi.
Ma voglio credere che come noi esistano tante altre persone che credono nella comunicazione primaria come via fondamentale per cercare emozioni nuove. E fidati tra questi c'è pure lui.

Intanto dedico a tutti voi questa bellissima canzone degli articolo 31.

giovedì 6 maggio 2010

V per Va bene così!

Ok per lo sfogo, ok per l'incazzatura e ok per tutto il resto, ma, risolvere tutto con un vaffanculo è troppo facile e soprattutto non risolvi un cazzo!
Un Vaffanculo ci sta sempre ma....
Cosa risolvi? e come mettere un distanziatore fragilissimo tra te e la situazione in questione!
Un Vaffanculo che sia urlato o sussurato chiede una risposta ed ecco che cade la barriera di cui sopra.
Mi rendo conto che è difficle e spesso è la strada più dura, ma le situazioni i problemi che arrivano vanno accettati e se possibile affrontati, un vaffanculo aiuta sul momento ma fai capire che c'è qualcosa che non va che sei a disagio, è un prendere le distanze ma con rabbia!
Ci sta ogni tanto agire così d'impulso, siamo pur sempre animali, ma per fortuna siamo fatti in modo che ogni qualvolta ci capiti qualcosa impariamo e reagiamo!
Per come la vedo io il vaffanculo è una presa di posizione finta, è un rendersi conto che quella situazione ti è sfuggita di mano è irrecuperabile, è un arrendersi!
E' l'ultima spiaggia!
Va bene così invece è un modo di mettersi alla prova, la risposta a tutto secondo me dovrebbe essere: va bene così, ora tocca a me!
Tocca a me prendere posizione, motivare quella posizione e capire ccosa fare!
Tocca a me mettere sul piatto tutte le mie forze il mio impegno e risolvere il problema!
Tocca a me calmarmi e ragionare, perchè io sono meglio del problema!
E se le cose non si sistemano... va bene così ho provato e non è andata come volevo, mi arrendo ma solo dopo averci provato!
Alla fine vaffanculo e va bene così hanno lo stesso significato ma uno è detto subito l'altro e detto dopo averci provato e riprovato!
Un va bene così crea meno rimorsi di un Vaffanculo!

V per Vaffanculo

Capisco che in una società riversata sull'immagine e sul dover essere bisogna mostrarsi sempre in ottima forma e con un perfetto e smagliante sorriso, ma oggi voglio spezzare questa tendenza gridando a tutti un bel VAFFANCULO di cuore bello gridato a più non posso con tutta la forza negativa accumulata negli anni.
Non ce la faccio più a dover dire sì a tutto solo perchè capita, è arrivato il momento di mandare avanti un processo cognitivo di liberalizzazione della rabbia che si canalizza nell'espressione tipicamente italica vaffanculo. Provate a pensare ad un qualcosa che non vi va bene e gridate al suo pensiero un bel vaffanculo, sentirete degli effetti di benessere nell'immediatezza. Sentite le spalle che si rilassano, la testa più leggera e l'adrenalina che scorre lungo la schiena.
Da quando esiste l'uomo esiste per dato di fatto il fortunato, che è colui a cui va sempre tutto bene, il quale che non necessita di chissà quali sforzi per raggiungere l'obiettivo, e lo sfortunato il quale è costellato da innumerevoli eventi portati a minare la propria stabilità mentale e fisica. E sono proprio questi eventi di cui mi sono scocciato, tutti rappresentanti disordinati di disastri quotidiani. Non c'è modo di rilassarsi un altro per non rischiare di essere imperati, e proprio in virtù di questo voglio concedermi un vaffanculo per ogni qualvolta mi accade qualcosa di insperato.
I vaffanculo che vorrei girare sono davvero tanti, finirei per essere definito una persona piena di rancora e cupa, per questo non mi rivolgerò a niente e nessuno in particolare. Per cui inizierò a sfogarmi liberamente sapendo che ogni vaffanculo sarà una panacea per la mia anima.
VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO!

giovedì 29 aprile 2010

L'importanza del peso specifico




Il peso specifico è definito come il peso di un campione di materiale diviso per il suo volume.

Questa è la definizione scientifica del peso specifico, ma a me piace trasferirlo in ambito sociale, dove ogni avvenimento in un certo periodo storico può avere un peso specifico in base alle situazioni.
Prendendo come esempio Facebook, il social network più famoso, possiamo affermare che qualche anno fa aveva una valenza pressochè nulla trasformandosi oggi in una pietra miliare della comunicazione. E di conseguenza il suo peso specifico all'interno della società moderna risulta pesantissimo per sentirsi inclusi nel sistema in cui viviamo.
Un altro esempio è la pubblicità la quale negli anni ha spinto sempre di più sempre di più arrivando ad occupare la maggior parte di un palinsesto televisivo, quindi anche per la pubblicità negli anni ha subito una maggiorazione del suo peso specifico. E' come se dall'oggi al domani un sacchetto di caramelle arrivasse a pesare più di un sacchetto di piombo. Non so se ideologicamente rieco a spiegare il paragone ma è davvero affascinante come la storia si evolve dinanzi ai nostri occhi senza dover aspettare i libri di storia per capire come un imprenditore una volta pensava a far crescere la propria azienda mentre oggi riesce a governare una nazione intera.
Poi abbiamo le esperienze personali in cui i nostri gusti, le nostre emozioni, i nostri sentimenti decidono per noi cosa ha un peso specifico superiore ad un'altra, come un piatto di lasagne, per me ha una valenza maggiore rispetto ad un piatto di cannelloni e od ogni altra pasta, o un genere musicale è più importante di un altro. Ma non è sui gusti di una persona che vorrei focalizzare il mio pensiero, ma sul loro peso specifico che influenza il nostro giudizio, il nostro umore e il nostro pensiero.
E l'uomo ha sempre dinanzi a se delle scelte da affrontare e sta lì a pensare:"E ma questo mi sa che è meglio di quest'altro" oppure "E' vero che se faccio così guadagno in questo, ma se faccio altrimenti ci guadagno in questo quello e quell'altro" e c'è invece chi si sbilancia e pensa: "Senza ombra di dubbio questo".
Le persone che ragionano come nell'ultimo caso sono secondo me dei vincenti, in quanto nella loro vita ad ogni occasione hanno subito stabilito un peso specifico per ogni avvenimento e vivono la vita in maniera felice e spensierata.
Il mio consiglio è sempre quello di dare un proprio peso specifico a tutto così nel momento in cui si deve porre una scelta non ci si deve ammalare il fegato.
La vita è fatta di momenti, coglierli e viverli sta alla base della felicità.

giovedì 22 aprile 2010

Quando i bambini fanno oh



Accolgo con piacere il grido di dissenso di Piero Chiambretti che questa sera durante il Chiambretti Night, ospitando Christian Imparato, vincitore di Io canto concorso canoro riservato ai piccoli aspiranti cantanti, ha domandato ai suoi ospiti se fosse giusto o meno utilizzare questi ragazzini nelle trasmissioni tv. Molti si dividevano, a mio avviso, tra commenti ipocriti e di parte, secondo me la risposta è una sola: NO!
I bambini devono pensare soltanto a divertirsi e scoprire il mondo un po' alla volta, senza pressioni o aspettative perchè il talento si coltiva non si sfrutta. Si sono visti molti fenomeni o presunti bruciarsi nel corso della loro carriera perchè spinti dai propri genitori a diventare i migliori.
Un giorno sarò padre e darò la possibilità ai miei figli di esprimersi in qualsiasi campo vorranno senza creargli l'illusione di poter un giorno vivere grazie a queste passioni. Per questo dico di non promettere ai bambini il successo. La vita essendo imprevedibile non garantisce di scalare la vetta nell'arco di dieci anni e più. Mi domando se un giorno il piccolo Imparato non farà il cantante e nel frattempo ha fatto il giro di tutti i programmi facendo la fortuna dei genitori chi gli ridarà la sua giovinezza? I pomeriggi passati tra i campetti di calcio o le risate spensierate con i suoi amici? Nessuno. Per questo penso che sia indegno e indecoroso sfruttare i bambini per colmare il senso di frustrazione dei genitori. Concludo postando la traduzione della canzone “The greatest love of all” di Whitney Houston.

Io credo che I bambini siano il nostro futuro
Educali bene e lascia che si facciano strada
Mostragli tutta la bellezza che hanno dentro
Infondi in loro un senso di orgoglio per renderlo più facile
Fa’ che le risate dei bambini ci ricordino come eravamo
Tutti cercano un eroe
Le persone hanno bisogno di qualcuno a cui guardare
Io non ho mai trovato nessuno che soddisfi le mie necessità
Un posto solitario dove stare
Così ho imparato a contare solo su me stessa

Rit.: Ho deciso molto tempo fa di non rimanere mai nell’ombra di nessuno
Se sbaglio, se riesco
Almeno vivo come credo
Non importa cosa prendono da me
Non possono togliermi la mia dignità
Perché il più grande amore di tutti
Lo sto vivendo io
Io ho trovato il più grande amore di tutti
Dentro me
Il più grande amore di tutti
È facile da ottenere
Imparando ad amare te stesso
È l’amore più grande di tutti

Io credo che i bambini siano il nostro futuro
Educali bene e lascia che si facciano strada
Mostragli tutta la bellezza che hanno dentro
Infondi in loro un senso di orgoglio per renderlo più facile
Fa’ che le risate dei bambini ci ricordino come eravamo

Rit.

E se per caso, quel posto speciale
Di cui hai sognato
Ti conduce a un luogo solitario
Trova la tua forza nell’amore

mercoledì 14 aprile 2010

Cerchi concentrici

È da molto tempo che cerco di inquadrare i flussi di energia negativa che caratterizzano la mia situazione attuale, senza saper dare loro una forma, un perchè. Oggi invece ho capito che si tratta di un fenomeno simile ai cerchi concentrici che si formano nell'acqua quando si lascia cadere un oggetto. Tutto parte da un piccolissimo punto per poi espandersi in cerchi sempre più grandi. E i problemi che vado ad affrontare all'inizio sembrano superati ma poi ti accorgi che ritornano in proporzioni maggiori. Non riesco a capire cosa è capitato nella mia vita da provocare quest'effetto onda e che sembra non voglia fermarsi. Ogni giorno la mia mente e il mio corpo sono messi a dura prova da questi piccoli problemi apparentemente diversi tra loro. Quando per un momento cerco di rilassarmi ecco arrivarne un altro e quando penso di essermi abituato a conviverci la stanchezza mi assale e la malinconia aumenta. Ma per carattere non riesco ad affidarmi a ciò che dicono proverbi e/o citazioni, dalla serie “Non può piovere per sempre” “La ruota gira per tutti” “Dopo il dolore c'è la gioia” e così via. In questo momento riesco a distinguere i giorni per come vengono, oggi è andata meno male di ieri o più male di ieri. D'altronde non avendo la persona più importante della mia vita vicino i giorni sono tutti uguali e tutti grigi aspettando quell'occasione unica, quella botta di culo che possa cambiare la mia vita. Ringrazio chi in questi momenti mi è vicino nonostante i propri problemi come il mio grande amico Umberto “The Cinghial” che mi fa compagnia dando qualche pennellata di colori alle mie giornate. Apprezzo molto, sei grande. E citerei anche Simone grande compagno di sfiga. E va bè, come mi ripete qualcuno c'è sempre chi sta peggio. Andiamo avanti in attesa che l'ultimo grande cerchio si fermi.

lunedì 22 marzo 2010

Spring come back!

Oggi un'altra giornata grigia, un'altra giornata lavorativa, un'altra giornata che si somma alle precedenti in cui occupare il tempo è qualcosa di straordinariamente difficile. Per fortuna ho degli amici che condividono questo periodo di transizione tra quella che definisco stagione anomala e l'estate, in cui ritorna il sorriso sulle facce di tutti gli esseri viventi e finalmente questo tempo da occupare diventa straordinariamente facile e piacevole. Infatti non devi pensare a come occuparlo, ma basta che ti infili un costume prendere un telo e andartene a mare e lì vorresti che il tempo si bloccasse. In attesa di quelle giornate di sole...BENTORNATA PRIMAVERA!

Bentornata con il tuo germogliare, con i tuoi raggi più caldi quasi a sciogliere il grigiore formatosi in inverno in ognuno di noi, bentornata con le tue giornate più lunghe quasi a voler accarezzare il tramonto con l'alba.
Erano mesi che ti aspettavamo come si aspetta una lieta novella, noi che non ne potevamo più di doverci barricare in casa per fuggire dal freddo. Attendiamo che ti manifesti nei tuoi colori dolci e sensuali, tremendamente romantici, e gustarsi una passeggiata con la persona amata per le splendide spiagge che circondano il Bel Paese.

A te primavera è dedicata l'opera di alcuni dei grandi artisti che hanno fatto grande il nome dell'Italia nel mondo. Come La Primavera del Botticelli ed è una dei movimenti delle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi solo per fare alcuni esempi.


Bentornata primavera, ci eri mancata.




martedì 2 marzo 2010

Italia: non è un paese per neri?


Stamattina continuo la mia personale rassegna "L'Italia è un Paese di merda!".
Tramite un blog ho letto di sfuggita il titolo di un articolo della Repubblica che cito testualmente:

"CALCIO, ITALIA UNDER21; OKAKA: 3 NERI IN AZZURRO?SEGNO DI CIVILTA'"


Avrei voluto vedere la faccia di Okaka quando gli hanno posto la domanda, a mio parere davvero ridicola.
Negli Stati Uniti d'America sono ormai 56 anni in cui la Corte Suprema abbatté la segregazione razziale nelle scuole americane. In Sud Africa la situazione fu peggiore con l'istituzione degli apartheid sin dal 1948 sino al 1994 quando si tennero le prime elezioni democratiche con suffragio esteso a tutte le razze con la vittoria di Nelson Mandela. Altri cinquantanni di lotta per la parità dei diritti.
In Italia invece se 3 calciatori di colore giocano per la nazionale di calcio diventa un evento storico ed è segno di civiltà. Ma stiamo scherzando? Ma veramente ci troviamo nel 2010 e ancora si deve parlare di razzismo? 
Siamo un Paese di merda. Non c'è niente da fare. Scusate se ho scritto poco ma certe situazioni mi mettono ancora in imbarazzo e mi fanno vergognare di essere Italiano.

martedì 16 febbraio 2010

Operazione quadrifoglio

Che nella vita ci vuole fortuna lo sappiamo tutti, ma come si fa a distinguere il momento in cui questa fortuna ci sta attraversando? Cosa è veramente la fortuna? Perchè aiuta sempre gli audaci? Chi sono gli audaci in relazione alla fortuna? Come facciamo a sapere in cosa dobbiamo esserlo per accaparrarcene un pò?
Secondo me la fortuna non premia gli audaci. La fortuna è come un fulmine e l'audace e colui che sfida le intemperie cercando di prevedere in quale punto della terra possa cadere per farsi attraversare, quindi trovarsi nel momento giusto al posto giusto, solo che i fortunati non sono come quello che va in cerca del fulmine sotto la pioggia, è colui che passeggia beato e tranquillo sotto il sole e un fulmine a ciel sereno lo prende in pieno. Ma allora perchè usiamo dire:"non startene con le mani in mano, datti da fare, la fortuna non scende dal cielo!!" oppure mi fa ridere il controsenso sui giochi ad estrazione come il superenalotto. Dalla serie: "come vorrei vincere al superenalotto""e ma se non giochi non vincerai mai""si ma giocando è più sicuro che mi impoverisco che arricchisco""Si ma non si sa mai". Non si sa mai? Guardacaso ogni volta vince una schedina da 1 €, e tu sei lì con il tuo bel sistemino da 5-10€ che imprechi la sfortuna. E intanto i giorni e i mesi passano e tu sai che non vincerai mai, però "non si sa mai!!!"
L'esempio del superenalotto è solo uno dei tanti esempi della vita quotidiana in cui ci disperiamo per la mancanza di fortuna senza contare che entrano in gioco ogni volta una serie di variabili e fattori che se uno inizia a calcolarli non vive più. Ad esempio quando si organizza un viaggio si cerca di prevedere ciò che gli altri farebbero per evitare il traffico. Quindi magari si decide di partire di notte. Ma pensadoci, chi ti assicura che partendo di notte non trovi gli stessi cervelloni che magari la pensano come te. Per non parlare delle grandi famiglie che preferiscono partire di notte per approfittare del sonno dei figli per affrontare un viaggio sereno. Quindi, il prevedere se ci sarà traffico di giorno o di notte è impossibile e si arriva al momento della verità dove possiamo esclamare che fortuna! o che sfortuna!
Per quanto mi riguarda posso trarre delle piccole conclusioni:
1) Tutti siamo fortunati perchè se siamo vivi è solo dovuto al caso e al caos (primordiale)
2) L'uomo è così imprevedibile di natura che provare a risolvere il suo mistero sarebbe già una grande fortuna
3) Giocare al supenalotto è inutile, cammino ogni sera anche ad agosto con la tempesta ma mai un fulmine mi attraversa, però una schedina ogni tanto la gioco perchè faccio parte della schiera del "non si sa mai"
4) Faccio parte di quelli che si considerano sfigati, non perchè non mi considero fortunato, ma gli eventi scorrono in direzioni opposte a quelle che sono le mie aspettative.

In conclusione, è inutile cercare la fortuna. Il fulmine cade dove vuole lui.

sabato 6 febbraio 2010

Lettera ad Erasmo

Caro Erasmo,
  questa lettera avrei tanto voluto scrivertela per ringraziarti di averci portato ai massimi livelli del calcio che conta, ma purtroppo il destino ha voluto che questa lettera sia solo un pensiero in mezzo a quello dei tanti tifosi tarantini che ogni maledetta domenica sfidano ogni intemperia metereologica per sostenere i colori della nostra splendida città. Purtroppo non ti ho mai visto giocare, essendo dell'84 non ero nemmeno tra i pensieri dei miei genitori, ma il tuo nome è così forte che ogni volta che metto piede nello stadio che porta il tuo nome, sento gli spalti, le tribune il cemento che evoca le tue gesta, riesco a sentire i cori le urla di gioia per ogni tuo gol, e ogni volta sento una scossa elettrica che attraversa tutto il corpo ed è proprio in quei momenti che sono orgoglioso di essere tarantino e di seguire il Taranto in qualunque serie. Mio padre, i mie zii, i miei nonni, mi hanno sempre raccontato che eri oltre che un grande calciatore un grande uomo, un marito e sono sicuro che saresti stato un padre eccezzionale. Credo che per aver lasciato il segno così indelebile su una città intera in così poco tempo devi esser stato molto di più che un semplice calciatore.
Credo che per noi tarantini il Taranto rappresenti molto più che una squadra di calcio, una passione incontrollabile, sopra ogni ragione o logica. Sono sicuro che da lassù fai il tifo per noi e sono sicuro che D'Addario l'abbia mandato tu per salvarci da sorti tristi e portarci lì dove speravi di portarci tu.
Lo sentiamo tutti. Lo sappiamo tutti.
Con affetto inconzidionato, Emiliano.

domenica 31 gennaio 2010

Breve discorso con Lui


- Salve intanto voglio ringraziarLa per avermi accolto per questo colloquio, ho alcune domande da porLe.
- Mi dica.
- Perchè noi? Cioè, perchè l'essere umano?
- Volevo condividere con qualcosa il mio potere e mi sono posto l'obiettivo di creare un essere capace di poter apprezzare le mie opere.
- E nell'atto della sua creazione cosa è andato storto?
- Niente è andato storto.
- E come mi spiega la miseria, le guerre, le malattie, le carestie, gli assassini.
- Ma non è colpa mia. Non vi ho creato per essere degli automi per vivere in un'utopia. Avete la possibilità di scegliere ciò che ritenete giusto per voi stessi. Quanti di voi riescono ad apprezzare realmente ciò che io ho creato per voi? Gli eventi natuali in ogni sua forma sono lo spettacolo più incredibile del pianeta eppure molte volte vi impegnate a minimizzare il tutto o distruggere ciò che vi da la vita. Molti di voi a malapena sanno che una pianta ha lo stesso ciclo vitale di una persona, eppure ci si passa sopra come se non esistesse. Volete rispetto dalla Natura, quando voi siete i primi a non rispettarla.
- E le guerre?
- Non sono di certo io ad eleggere i vostri Governatori, dovreste cercare di andare al di là delle parole, cercare sempre la verità e lamentarvi di meno.
- Quindi è solo colpa nostra se ogni giorno muoiono migliaia di bambini per fame e malattie?
- Assolutamente si. Vi impegnate come forsennati a raccogliere fondi e viveri da consegnare in Paesi sottosviluppati quando a loro non serve altro che imparare ad autogestirsi. Magari insegnando loro come coltivare frutta e verdura, come creare un impianto d'irrigazione, come costruire un palazzo, una scuola, delle strade, un'ospedale, come curare una persona. Insomma portare civiltà dove ancora non c'è nè. Invece ogni giorno si fa leva sulla fede e coscienza delle persone per inviare aiuti quando invece dall'altra parte arrivano solo sostentamenti. Purtroppo io non posso intervenire da qui, fin quando non capirete il vero significato della solidarietà assisteremo a questi fatti che agli occhi di molti appaiono incresciosi.
- Qual'è il senso della vita?
- Non esiste un senso della vita se non quello che vi prefiggete per voi stessi. Per un medico è salvare vite umane, per un avvocato salvaguardare la legge, per un poliziotto mettersi al servizio del cittadino per la sua sicurezza, per una casalinga è accudire la propria famiglia. Ognuno di voi sin dall'infanzia costruisce il proprio senso della vita. Un bambino vive tra migliaia di sogni, e crescendo ognuno sceglie inconsciamente tra queste migliaia di sogni quello che è ilproprio senso della vita. E non necessariamente bisogna essere famosi per averne uno. Basti pensare ad un figlio grato al padre per avergli insegnato la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, o una persona capace di strapparti un sorriso anche se è triste.
-Esiste il paradiso?
-Ora devo proprio andare è stato un piacere rispondere alle tue domande.

lunedì 11 gennaio 2010

Il bichiere dev'essere mezzo pieno


Ci sono momenti nella nostra vita in cui è necessario fermarci e tirare un bilancio provvisorio di come il flusso degli eventi possa influenzare quelle che sono le nostre certezze. Spesso questo meccanismo avviene autonomamente, e spingiamo le nostre credenze nella direzione in cui speriamo che vadino. E molto spesso in questo percorso tralasciamo tutto quello che abbiamo vivendo nell'illusione di ciò che non possediamo e in realtà non ne abbiamo bisogno. E' difficile valorizzare se stessi, credere in noi se non riusciamo ad apprezzare quello che la vita ci ha donato. Però ci sono avvenimenti che in quel momento ci fanno sentire "fortunati". Basti pensare ad una persona defunta e in quel momento ci riteniamo fortunati di essere vivi, basta vedere un senza tetto e subito ci riteniamo fortunati ad avere una casa, basta vedere una campagna dell'Unicef in Africa e subito apprezziamo una pietanza che non avremmo mai mangiato. E io mi domando per quale motivo abbiamo bisogno che ci sia un input di tristezza per apprezzare quel poco che abbiamo? Per quale motivo in tutta la nostra vita vediamo il bicchiere mezzo pieno solo quando ci fa comodo? Ora giusto per non cadere nell'ipocrisia tengo a precisare che la mia non è una campagna a favore della carità o del "piagnisteismo", ma sono convinto che anche chi si concede qualsiasi lusso, va sempre alla ricerca di qualcosa di meglio senza accorgersi che ha già tutto e nemmeno lo sa. Per cui esorto il genere umano a non lamentarsi sempre e di vivere in pace con se stessi cercando di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno per poter raggiungere una serenità interiore che spesso manca.

mercoledì 6 gennaio 2010

Nostalgia canaglia...


Stamattina quando ho montato di servizio all'ingresso della caserma, non mi è venuta la solita angoscia nel dover effettuare un altro turno di lavoro inutile, quasi sprecato. Bensì mi è tornato in mente quando nel 2004 effettuavo praticamente lo stesso servizio al Reparto Mobile di Milano e alle 7.00 in punto procedevamo all'alza bandiera. Il rito era meraviglioso. In due ci portavamo al gabbiotto del capo turno e prendevamo con cura la bandiera italiana e marciando si procedeva verso l'asta. Con cura la si legava ai moschettoni e con orgoglio la issavamo lassù in cielo. Indipendentemente dal tempo o dal clima, quei 5 minuti erano sacri, davamo il buongiorno alla Repubblica cui prestiamo servizio e ricordo la fierezza di far parte della Polizia di Stato.
I colleghi erano prima di tutto degli amici fraterni e sin dal primo giorno del mio arrivo, non mi hanno trattato come l'ultimo arrivato ma come uno di loro e avvertii molto cameratismo in tutto l'ambiente. Certo la presenza di molti miei corregionali aiutò il mio inserimento ma si respirava in generale un'aria fraterna a cui mi affezionai subito. Quando nel 2006 lasciai Milano per andare a Bari mi illusi di trovare lo stesso spirito di corpo anche negli altri uffici della Polizia, e la sorpresa fu davvero amara quando mi accorsi da lì in avanti che nulla sarebbe stato più familiare. Dovetti fare i conti con colleghi che pensano solo ai propri interessi, disposti a lasciarti morto piuttosto che aiutarti, di indifferenza; insomma ogni servizio da quel giorno in avanti è diventato soltanto un modo di occupare sei ore della mia giornata. Soltanto ora capisco che non è la vita operativa che mi manca ma l'entusiasmo nell'affrontare anche il servizio più inutile e degradante come il corpo di guardia. So che molto probabilmente non vedrò tutto ciò nell'immediato futuro ma voglio per il momento cullarmi nei ricordi passati con la speranza di un futuro più roseo.