martedì 22 gennaio 2013

Ti fermi per una focaccia e....

Stasera le circostanze mi hanno portato ad essere testimone vivente di alcuni aspetti di una Taranto vera che molto spesso non si nota o meglio non notiamo perchè impegnati da altro.
Più avanti su via Dante, superato il mitico Righi, all'altezza dell'ospedale, c'è una pizzeria un po' atipica per chi un forestiero, ma vero simbolo per qualsiasi tarantino, Peppino Sport. Atipica perchè? Per i suoi profumi, per le sue gustose focacce e per i personaggi che ci passano.
Allora capita, mentre sei in attesa, di vedere la nonna che ordinando una focaccia dice alla commessa: “Che sia ben cotta signorì, che è per il bambino, mi raccomando ben cotta”, e quanta tenerezza ha mostrato nell'essere premurosa col proprio nipote, e ti rimanda con i ricordi a quando eri tu un bambino e tua nonna si prendeva cura di te come una seconda mamma, ti preparava il panino col pomodoro e la mozzarella (o mortadella a seconda dei gusti) e si raccomandava sempre se avessi mangiato. Potevi tornare a casa sporco, sudato, ferito, non se ne accorgeva mai la nonna, a lei interessava di non vederti “sciupato”. Oppure quanti di noi dopo una marachella si nascondevano dietro la nonna perchè protetti dai cattivi genitori? Esatto, è proprio la nonna quella persona a cui devi il sorriso pensando all'infanzia e la lacrima dolceamara di quando ne sentiamo la mancanza. Sono sicuro che anche mia figlia si riconoscerà in queste parole perchè non c'è società sviluppata o evoluta che potrà mai sostituire l'amore di una nonna per il proprio nipote e l'attaccamento protettivo di un nipote verso una nonna. Che Dio vi benedica nonne.
Subito dopo, il pizzaiolo mentre impastava mostra a tre ragazzi una foto appesa sul muro del locale, sulla quale c'è impressa una foto storica di Taranto, esattamente di una piazza che era sita all'incrocio di via Cesare Battisti con Viale Magna Grecia. Onestamente non sapevo nemmeno dell'esistenza di questa piazza e vedendo la foto mai mi sarei immaginato che al posto di quella speldida foto oggi c'è solo ferro e cemento.
Dove stiamo arrivando? Come abbiamo fatto a dimenticarci chi eravamo e cosa eravamo capaci di fare? Ci siamo venduti per una miseria. Marina e Industria hanno cambiato ahimè in peggio il volto di questa “amazing city” la chiamarebbero gli americani. Soprattutto noi tarantini così legati alle tradizioni stiamo perdendo contatto con le nostre radici, fatta di cultura e mare. E siamo fortunati pure ad averne due di mari. Non lasciamo però che i nostri errori ricadano sui nostri figli, impegnandoci a non distruggere ulteriormente questa “amazing city”, sempre come la chiamarebbero gli americani. Una città in cui per vedere una nuvola la devi quasi disgnare, in cui riesci a malapena intravedere dove il mare diventa cielo, una città chè è casa anche di molti delfini simbolo stesso di una città che di industriale ha solo un bacino di morti e disperazione.
Questa città ha una storia, ha una tradizione, ha un passato. Ma non dobbiamo mai perdere la speranza che il futuro possa sorricerci e tingersi di verde. Una Taranto diversa, una Taranto migliore, ce la dobbiamo meritare.
Il mio turno è arrivato, mi consegna la focaccia e anche qui non può mancare la battuta finale che mi farà uscire col sorriso: "pizz sce profum, è bell u gorgonzol" fa il pizzaiolo, "A vdè cu a mortadell", fa un tizio vicino.
Amen.