giovedì 13 maggio 2010

Felicità

Qualcuno mi ha chiesto di esprimermi sulla felicità. E sono entusiasta nel poter dire la mia su ciò che a mio parere è il motore della vita. Si perchè quando si parla di felicità non bisogna parlare solo dell'uomo, ma è doveroso abbracciare ogni essere vivente che sia un animale o una pianta; la parola magica è sempre felicità.
Da un mio punto di vista logico la felicità è la condizione ideale in cui una persona dà il meglio di se stesso ed l'unico contesto in cui una persona vive sul piano spirituale al pari di quello materiale.
Se è vero che ogni uomo è diverso dall'altro, è anche vero che in comune hanno l'essere sensibile, che non si denota necessariamente in un evento o gesto “buono”, ma varia di persona in persona. Ad esempio io posso rimanere impressionato all'idea di un cane abbandonato sul ciglio della strada come ad un'altra non può esserlo, ma magari la sua sensibilità è toccata in altre situazioni che personalmente non mi coinvolgono. Ed è quindi la sensibilità l'ago della bilancia che porta una persona da uno stato di felicità ad uno di infelicità. L'uomo ha bisogno di “sentirsi sensibile” per poter essere felice, e fin quando le condizioni limitrofe non glielo permettono lo vedrete sempre alla ricerca di essa. Che sia l'amato, un lavoro, un Paese, un'emozione, un'avventura od un sogno vedrete l'uomo che combatte con tutte le sue forze per ottenere la propria felicità.
Ma allora mi domando, l'uomo come sa di averla raggiunta?
Viviamo in un mondo di clown in cui nel gergo ipocrita che ci circonda un sorriso significa felicità, e mai nessuno si sofferma a guardare gli occhi di chi si ha davanti per capire se confermano ciò che le labbra mostrano. Il momento più felice della mia vita è stata la prima volta che ho dormito con la mia fidanzata. Quando mi sono svegliato e l'ho vista accanto a me, è stato il momento in cui ho realizzato di essere felice quando mi trovo con lei. E sono gli unici momenti in cui la mia felicità la vedo riflessa in un'altra persona. Per questo amiamo amare. L'amore è il primo mattone su cui si basa la nostra felicità ed è per questo che nella maggior parte dei casi ci sentiamo felici soltanto vicino a lui o lei. Infatti appena si ha un distacco parziale o totale da chi si ama viene urtata la nostra sensibilità e il nostro livello di felicità diminuisce, appena però riceviamo un cenno dall'altra parte subito subiamo una scossa di felicità facendoci spuntare un sorriso smagliante e quel luccichio negli occhi che solo in pochi riescono a notare.
Ma per non essere ovvio in quello che scrivo passo a quello che secondo me è il secondo mattone su cui si basa la nostra felicità: il possesso. L'uomo che ha tutto e non è felice, è solo un uomo a cui manca il primo mattone. Crede di essere felice ma quasi sempre ricorre nella droga per dover fuggire alla realtà. E molto spesso decide di levarsi la vita tra lo stupore generale. Avere un sacco di farina in mano è ben diverso dall'avere la farina. E un uomo che ha tutto ma non ha l'amore per me è un uomo che ha solo un sacco in mano.
Mi scuso se non sono stato molto chiaro, ma al momento la mia felicità è in bilico per cui ho potuto soltanto esprimere ciò che cosa è per me la felicità da un punto di vista logico e teorico. Appena ritroverò la serenità di un tempo sicuramente sarò più sciolto nell'argomentare un argomento...così felice!

sabato 8 maggio 2010

A qualcuno piace...amarcord

Anche se l'orario è insolito per scrivere qualcosa credo di essere nelle condizioni ideali per esprimere ciò che sto pensando in questo momento. Mi ha fatto enormemente piacere scoprire che esiste sulla faccia della terra qualcuno a cui manca la comunicazione diretta, quella spicciola, insomma face to face.
E leggendo il suo blog (non voglio fare nomi perchè oggetto di un mio futuro post) credo di aver colto in lei un grido disperato di "give me back the nineties" ossia ridatemi gli anni novanta. Quelli passati ad aspettare l'amico citofonare per scendere o magari attendere una chiamata provenire dal nostro caro e vecchio telefono SIP. Credo che oggi venga mal interpretato l'uso di Internet e in particolare dei social network. Ciò che è accaduto nell'arco degli anni è una normale evoluzione della comunicazione che ha permesso di facilitare il modo di mettere in contatto A con B. Però nulla toglie che se si preferisce citofonare invece che fare uno squillo, per far scendere l'amico, lo si possa fare in tutta libertà. Quando sono a casa dei miei mi capita spesso di sentire della buona musica su dei vinili semplicemente perchè il suo suono leggermente graffiato è molto più emozionante di uno proveniente da un moderno lettore mp3. E allo stesso modo nessuno ha il divieto di ricorrere alle gloriose vie di comunicazioni per potersi sentire bene con se stessi. Personalmente credo fermamente che inviare una rosa sia un messaggio d'amore molto più forte di ogni dedica possibile su internet, così come un ti amo detto negli occhi sia più emozionante di una schermata ricoperta di lettere il cui significato è sminuito.
Il problema di Internet sta nella sbagliata collocazione generazionale, in quanto la nostra generazione è "cresciuta" con essa perdendo le proprie abitudini, mentre le nuove generazioni hanno genitori che insegnano ai propri figli a chattare anzichè attraversare la strada per andare a giocare in piazzetta. Tutto sta nel trovare le giuste motivazioni e i giusti equilibri nel sapere cosa fare su internet. Se il tuo desiderio è quello di trovare il vero amore tramite il fatidico colpo di fulmine continua a cercarlo, non sarà certo una scatola con un interlocutore immaginario a fermarti. Amo definire internet come una via di comunicazione primaria nei limiti di spazio e tempo subordinata alla comunicazione primaria diretta. Ovvero nel momento in cui viene a mancare la possibilità di avere un contatto diretto con il proprio interlocutore per motivi di spazio (luoghi diversi) tempo (orari morti) o cause (intemperie atmosferiche) si usa internet per poter metterci in contatto con esso, ma solo nel caso in cui accertiamo l'impossibilità di un contatto diretto. E soprattutto la definisco comunicazione cognitiva, in quanto anche se si usano le parole giuste bisogna sperare che dall'altra parte ci sia qualcuno che riesca ad apprendere le informazioni, elaborarle e formare il quadro della situazione. E' il caso di una battuta, o un complimento, o una dichiarazione; non si saprà mai, per quanto intelligente è l'interlocutore, quale effetto abbia portato perchè non si hanno abbastanza informazioni, come il tono della voce o l'espressione facciale che da sole dicono molto più rispetto ad ogni singola parola che forma una frase.
Oggi giorno il suo utilizzo viene, azzarderei, sfruttato da persone che non sanno nemmeno quale meccanismo permette loro di parlare attraverso due pc, due case, due città, due regioni o dall'altra parte del pianeta, però si convincono che basta iscriversi ad un sito "magico" (come facebook) per poter passare dallo sfigato della scuola al più figo della rete spolverando vecchi aforismi e vecchie canzoni dimenticate trasformandoli in tanti piccoli messaggi subliminali da inviare alla persona cercata. E qui casca l'asino perchè prima di arrivare al mio cuore devi passare attraverso i miei occhi.
Ma voglio credere che come noi esistano tante altre persone che credono nella comunicazione primaria come via fondamentale per cercare emozioni nuove. E fidati tra questi c'è pure lui.

Intanto dedico a tutti voi questa bellissima canzone degli articolo 31.

giovedì 6 maggio 2010

V per Va bene così!

Ok per lo sfogo, ok per l'incazzatura e ok per tutto il resto, ma, risolvere tutto con un vaffanculo è troppo facile e soprattutto non risolvi un cazzo!
Un Vaffanculo ci sta sempre ma....
Cosa risolvi? e come mettere un distanziatore fragilissimo tra te e la situazione in questione!
Un Vaffanculo che sia urlato o sussurato chiede una risposta ed ecco che cade la barriera di cui sopra.
Mi rendo conto che è difficle e spesso è la strada più dura, ma le situazioni i problemi che arrivano vanno accettati e se possibile affrontati, un vaffanculo aiuta sul momento ma fai capire che c'è qualcosa che non va che sei a disagio, è un prendere le distanze ma con rabbia!
Ci sta ogni tanto agire così d'impulso, siamo pur sempre animali, ma per fortuna siamo fatti in modo che ogni qualvolta ci capiti qualcosa impariamo e reagiamo!
Per come la vedo io il vaffanculo è una presa di posizione finta, è un rendersi conto che quella situazione ti è sfuggita di mano è irrecuperabile, è un arrendersi!
E' l'ultima spiaggia!
Va bene così invece è un modo di mettersi alla prova, la risposta a tutto secondo me dovrebbe essere: va bene così, ora tocca a me!
Tocca a me prendere posizione, motivare quella posizione e capire ccosa fare!
Tocca a me mettere sul piatto tutte le mie forze il mio impegno e risolvere il problema!
Tocca a me calmarmi e ragionare, perchè io sono meglio del problema!
E se le cose non si sistemano... va bene così ho provato e non è andata come volevo, mi arrendo ma solo dopo averci provato!
Alla fine vaffanculo e va bene così hanno lo stesso significato ma uno è detto subito l'altro e detto dopo averci provato e riprovato!
Un va bene così crea meno rimorsi di un Vaffanculo!

V per Vaffanculo

Capisco che in una società riversata sull'immagine e sul dover essere bisogna mostrarsi sempre in ottima forma e con un perfetto e smagliante sorriso, ma oggi voglio spezzare questa tendenza gridando a tutti un bel VAFFANCULO di cuore bello gridato a più non posso con tutta la forza negativa accumulata negli anni.
Non ce la faccio più a dover dire sì a tutto solo perchè capita, è arrivato il momento di mandare avanti un processo cognitivo di liberalizzazione della rabbia che si canalizza nell'espressione tipicamente italica vaffanculo. Provate a pensare ad un qualcosa che non vi va bene e gridate al suo pensiero un bel vaffanculo, sentirete degli effetti di benessere nell'immediatezza. Sentite le spalle che si rilassano, la testa più leggera e l'adrenalina che scorre lungo la schiena.
Da quando esiste l'uomo esiste per dato di fatto il fortunato, che è colui a cui va sempre tutto bene, il quale che non necessita di chissà quali sforzi per raggiungere l'obiettivo, e lo sfortunato il quale è costellato da innumerevoli eventi portati a minare la propria stabilità mentale e fisica. E sono proprio questi eventi di cui mi sono scocciato, tutti rappresentanti disordinati di disastri quotidiani. Non c'è modo di rilassarsi un altro per non rischiare di essere imperati, e proprio in virtù di questo voglio concedermi un vaffanculo per ogni qualvolta mi accade qualcosa di insperato.
I vaffanculo che vorrei girare sono davvero tanti, finirei per essere definito una persona piena di rancora e cupa, per questo non mi rivolgerò a niente e nessuno in particolare. Per cui inizierò a sfogarmi liberamente sapendo che ogni vaffanculo sarà una panacea per la mia anima.
VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO! -VAFFANCULO!