Stasera le circostanze mi hanno portato
ad essere testimone vivente di alcuni aspetti di una Taranto vera che
molto spesso non si nota o meglio non notiamo perchè impegnati da
altro.
Più avanti su via Dante, superato il
mitico Righi, all'altezza dell'ospedale, c'è una pizzeria un po'
atipica per chi un forestiero, ma vero simbolo per qualsiasi
tarantino, Peppino Sport. Atipica perchè? Per i suoi profumi, per le
sue gustose focacce e per i personaggi che ci passano.
Allora capita, mentre sei in attesa, di
vedere la nonna che ordinando una focaccia dice alla commessa: “Che
sia ben cotta signorì, che è per il bambino, mi raccomando ben
cotta”, e quanta tenerezza ha mostrato nell'essere premurosa col
proprio nipote, e ti rimanda con i ricordi a quando eri tu un bambino
e tua nonna si prendeva cura di te come una seconda mamma, ti
preparava il panino col pomodoro e la mozzarella (o mortadella a
seconda dei gusti) e si raccomandava sempre se avessi mangiato.
Potevi tornare a casa sporco, sudato, ferito, non se ne accorgeva mai
la nonna, a lei interessava di non vederti “sciupato”. Oppure
quanti di noi dopo una marachella si nascondevano dietro la nonna
perchè protetti dai cattivi genitori? Esatto, è proprio la nonna
quella persona a cui devi il sorriso pensando all'infanzia e la
lacrima dolceamara di quando ne sentiamo la mancanza. Sono sicuro che
anche mia figlia si riconoscerà in queste parole perchè non c'è
società sviluppata o evoluta che potrà mai sostituire l'amore di
una nonna per il proprio nipote e l'attaccamento protettivo di un
nipote verso una nonna. Che Dio vi benedica nonne.
Subito dopo, il pizzaiolo mentre
impastava mostra a tre ragazzi una foto appesa sul muro del locale,
sulla quale c'è impressa una foto storica di Taranto, esattamente di
una piazza che era sita all'incrocio di via Cesare Battisti con Viale
Magna Grecia. Onestamente non sapevo nemmeno dell'esistenza di questa
piazza e vedendo la foto mai mi sarei immaginato che al posto di
quella speldida foto oggi c'è solo ferro e cemento.
Dove stiamo arrivando? Come abbiamo
fatto a dimenticarci chi eravamo e cosa eravamo capaci di fare? Ci
siamo venduti per una miseria. Marina e Industria hanno cambiato
ahimè in peggio il volto di questa “amazing city” la
chiamarebbero gli americani. Soprattutto noi tarantini così legati
alle tradizioni stiamo perdendo contatto con le nostre radici, fatta
di cultura e mare. E siamo fortunati pure ad averne due di mari. Non
lasciamo però che i nostri errori ricadano sui nostri figli,
impegnandoci a non distruggere ulteriormente questa “amazing city”,
sempre come la chiamarebbero gli americani. Una città in cui per
vedere una nuvola la devi quasi disgnare, in cui riesci a malapena
intravedere dove il mare diventa cielo, una città chè è casa anche
di molti delfini simbolo stesso di una città che di industriale ha
solo un bacino di morti e disperazione.
Questa città ha una storia, ha una
tradizione, ha un passato. Ma non dobbiamo mai perdere la speranza
che il futuro possa sorricerci e tingersi di verde. Una Taranto
diversa, una Taranto migliore, ce la dobbiamo meritare.
Il mio turno è arrivato, mi consegna
la focaccia e anche qui non può mancare la battuta finale che mi
farà uscire col sorriso: "pizz sce profum, è bell u gorgonzol" fa il
pizzaiolo, "A vdè cu a mortadell", fa un tizio
vicino.
Amen.